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La fantascienza sta vivendo un nuovo periodo d’oro. Un genere che sembrava aver vissuto la sua epoca d’oro tra gli anni ’50 e ’70 per poi finire ai margini dell’interesse del grande pubblico – salvo la luminosa partentesi del cyber punk – è di nuovo all’avanguardia dell’immaginario. Film di grande complessità, ma anche di grande successo, come “Interstellar” hanno anticipato una tendenza che oggi dilaga sulle piattaforme streaming. Lo dimostra la prima stagione de “Il problema dei tre corpi“, prodotta da Netflix, che si sta rivelando un fenomeno culturale globale. Molto del merito va agli sceneggiatori David Benioff e D. B. Weiss, già autori di “Games of Thrones”, affiancati da Alexander Woo, a cui si deve l’intuizione di trasportare sullo schermo un autore cinese di fantascienza sino ad oggi noto agli appassionati ma pressoché sconosciuto al grande pubblico: Cixin Liu.
Fantascienza cinese: la nuova frontiera
“Il problema dei tre corpi” è stato pubblicato in Cina nel 2006 e nel 2015 si aggiudica il premio Hugo, il più importante riconoscimento per la letteratura fantascientifica, per la prima volta attribuito a uno scrittore cinese. Nel 2017 il romanzo viene pubblicato in Italia da Mondadori, come i due successivi volumi della trilogia dei tre corpi: “La Materia del cosmo” e “Nella quarta dimensione”.
Un’opera rivoluzionaria e dirompente, destinata probabilmente ad avere un impatto paragonabile al Ciclo delle Fondazioni e al Ciclo dei robot di Isaac Asimov e a “Solaris” di Stanislaw Lem. Il fatto è che la fantascienza migliore si è sempre sprigionata dai luoghi di più impetuosa trasformazione sociale, scientifica e tecnologica e oggi la parte del pianeta terra attraversata dai cambiamenti più radicali e veloci è l’Asia, con la Cina al centro e la Corea del Sud a seguire. Un’onda di cui il nostro blog si è accorto leggendo libri come “Pechino pieghevole” di Hao Jingfang o “La Torre” di Bae Myung-Hoon.
Ma quali sono i punti di forza di queste opere e de “Il problema dei tre corpi” in particolare? Quali gli elementi che rendono la trilogia di Cixin Liu ancora più potente della serie tv?
Non i soliti alieni
Riassunta in modo stringato “Il problema dei tre corpi” sembra la solita fantascienza: una fisica cinese, perseguitata durante la Rivoluzione Culturale, riesce negli anni ’70 a comunicare con un pianeta distante anni luce, invitandoli a “salvare la Terra”, riponendo negli extraterrestri molta fiducia. Il fatto è che Trisolaris è un pianeta che, orbitando intorno a tre soli (i tre corpi), vive in una condizione di permanente instabilità, con una successione imprevedibile di ere del caos ed ere dell’ordine e la prospettiva di una distruzione totale. L’unica soluzione è: trovare un’altra casa. Così, nel nostro presente, gli scienziati terrestri più importanti cominciano ad essere perseguitati da visioni che li portano al suicidio o ad essere uccisi. Il segreto di Trisolaris, custodito sino a questo momento da pochi eletti riuniti in una strana organizzazione, viene alla luce e si scopre che una flotta aliena è in viaggio verso la Terra e la raggiungerà in 400 anni.
I Trisolariani sanno che sappiamo ed è questa consapevolezza reciproca che governa un intreccio narrativo capace di essere allo stesso tempo avvincente, inquietante e filosoficamente profondo.
Scienza, dubbi morali e corsa contro il tempo: gli elementi di un capolavoro
Nei libri di Cixin Liu c’è tantissima scienza, dalla fisica all’astronomia alle nanotecnologie. Il problema dei tre corpi o il paradosso di Fermi sono problemi teorici davvero affrontati e la fantasia dell’autore lavoro sulla possibilità dell’evoluzione del nostro sapere, esplorando le meraviglie e le minacce del possibile. Nello stesso tempo la trilogia mette i suoi meravigliosi personaggi di fronte al dilemma più grande che possa presentarsi all’umanità: come affrontare l’incontro con una civiltà del tutto diversa. E se l’abilità di Cixin Liu è innanzitutto nel rappresentare il problema di questo incontro dal punto di vista del sistema culturale di Trisolaris, il colpo da maestro, che rende unica questa opera, è quello di far confrontare gli attori con un evento che non vedranno.
I Trisolariani in viaggio e i terrestri in attesa non sono quelli che tra 400 anni si confronteranno e la partita della sopravvivenza si gioca quindi su due elementi: la capacità di pensare non a sé stessi ma alle generazioni future e la capacità di accrescere i propri saperi il più possibile evitando le trappole tese dall’altro per rallentare l’avversario.
Un’umanità davvero globale
Ci sono capitoli, nei libri di Cixin Liu, che sono ancora più grandiosi delle migliori sequenze della serie tv, ma quello che secondo noi rende la trilogia dei tre corpi una novità, è l’ampiezza della visione del suo autore. La fantascienza sociale classica usava lo spazio e il tempo come grandi metafora dei conflitti tra di noi: la guerra fredda, in particolare e le società totalitarie. La fantascienza di Cixin Liu (o anche di Hao Jingfang), pur essendo fortemente riconoscibile come cinese, riesce davvero a rappresentare l’umanità come un unico soggetto chiamato a rispondere alle sfide del cosmo. Un salto quantico dell’immaginario che fa de “Il problema dei tre corpi” uno dei libri più importanti del nuovo millennio.