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Un caleidoscopio di personaggi e ambientazioni sorprendenti e fantasiosi
Ammetto che in questi mesi, causa pandemia, problemi di vario genere, tanto lavoro e pensieri vari, ho letto davvero a rilento, e mi capita di rado. Ma è la vita, bellezza. E dunque ci ho messo un po’ a finire “Igor e il Treno Magico – L’Espresso di Mezzanotte” di Alessio Baroni (Lupi Editore, 2020), di cui ho parlato anche sul Secolo XIX, ma diciamo che l’ho degustato in maniera “slow” come si fa con un buon bicchiere di vino. E questo era buono per davvero.
La trama, in breve
Igor è un giovane mago ungherese al quale è stata cancellata la memoria con un potente sortilegio. In convalescenza ad Arenzano, paesino della riviera ligure, conosce due amici e ne combina di tutti i colori, riscoprendo i suoi poteri, vivendo peripezie in diversi mondi fantastici, e mettendosi sulle tracce dell’Espresso di Mezzanotte, l’unico in grado di portarlo a Mezzocielo per salvare lo zio, un potente mago imprigionato. Non vi spoilero altro ma… penso proprio che ci sarà un seguito!
Tre buoni motivi per leggere “Igor e il Treno Magico”
1 Beh, devo fare i complimenti all’autore – che è anche illustratore, e quello utilizzato qui è un suo disegno – perché il romanzo è scritto molto bene, con un buon ritmo e una trama che scorre senza “falle” (e non è così scontato). Il mondo di Igor, antieroe un po’ cicciottello, ricorda molto quello di Harry Potter ma anche quello di alcuni personaggi usciti dalla penna di Charles Dickens, e mescola la nostra realtà con mondi incantati, uniti dal fil rouge della magia ma anche dell’amicizia tra i protagonisti, la loro vera forza.
2 A proposito di mondi incantati, quelli di “Igor e il treno magico” sono variopinti, fantasiosi e ricchi: si va dal circo dell’Abracadabra a Mezzocielo, dal villaggio dei Contrari all’Isola dei Draghi. Insomma non ci si annoia.
3 Questo è un motivo “sentimentale”… ma non solo: “Igor e il treno magico” è ambientato nella mia cittadina, Arenzano, ma non è un libro su Arenzano o scritto per essere comprato dagli arenzanesi. Anzi, prima che il paese compaia bisognerà vivere insieme a Igor parecchie avventure, il che mi è molto piaciuto perché l’autore non confina il libro in una dimensione “local” ma la apre a tutti i lettori, dall’Alto Adige alla Sicilia.
È pur vero che, parlando comunque di alcuni luoghi del paese (una scuola di magia celata nel parco, un portale magico vicino alla stazione ferroviaria, e così via) il libro lascia un’impronta speciale in chi conosce Arenzano. E in chi non la conosce, la voglia di visitarla, come è già successo. Insomma, è anche un buon modo per fare promozione territoriale attraverso la narrativa.
E poi un fantasy già è raro che sia ambientato in Italia e in particolare in Liguria (nella nostra regione si sfornano soprattutto gialli, ma gli altri generi sono a volte un po’ dimenticati), figuriamoci in un piccolo paesino! Finalmente!