Tempo di lettura: 2 minuti
“Pizza Girl”, esordio di Jean Kyoung Frazier (Blackie, 2022, magnifica traduzione di Monica Nastasi), è un dono per cui dobbiamo ringraziare Richard Ford e la Blackie Edizioni. Senza la segnalazione dell’autore premio Pulitzer e il coraggio dell’intraprendente casa editrice forse questo libro, nella bellissima copertina originale dell’artista Tallboy, non sarebbe mai arrivato sugli scaffali italiani. E sarebbe stato un vero peccato, perché di romanzi come questo ne abbiamo davvero un grande bisogno.
La trama, in breve
La protagonista ha 18 anni è incinta di 21 settimane, vive con il suo adorabile fidanzato e la sua mamma coreana e consegna pizze a domicilio a Los Angeles. Non è felice, ma nessuno se ne accorge sino a quando non consegna a Jenny Hauser l’unica pizza gradita a suo figlio Adam: è un amore a prima vista destinato a sconvolgere tutta la sua vita.
Dopo questo incontro deve fare i conti sino in fondo con la propria maternità e con il fantasma del padre, morto alcolizzato, nel cui capanno si rifugia tutte le notti per sfuggire ai propri fantasmi. Jenny, anch’essa una madre e moglie tormentata, diventa un sogno per cui vale la pena fare qualsiasi cosa, anche se, per la donna, la giovane forse è solo la ragazza della pizza. Ma in California è proibito non provare a realizzare i propri sogni, sfidandone tutte le conseguenze.
Jean Kyoung Frazier, di padre americano e madre coreana come la protagonista (ma le analogie praticamente finiscono qui), ha fatto di “Pizza Girl” qualcosa di più di un romanzo di formazione sulla fragilità di un’adolescente degli anni venti del nostro secolo, come dimostrano i nostri tre buoni motivi per leggerlo.
1. Un personaggio femminile che sprigiona realtà
La protagonista, mai chiamata per nome, ricorda un po’ la Juno dell’omonimo film, ma ritagliata dalla realtà. La sua ricerca di sé stessa, del suo posto nella vita e nelle relazioni in un mondo che la vorrebbe concentrata esclusivamente sul suo ruolo di giovane madre e la diversità è qualcosa da tenere nascosto, è raccontata senza stereotipi e senza sentimentalismi ma allo stesso tempo senza cinismo e disincanto. La ragazza delle pizze vede la libertà di essere sé stessa continuamente frustrata, costretta in una solitudine esistenziale a cui però non si rassegna: non vuole essere una donna sbagliata ma, semplicemente, la donna che è. Commetterà molti errori, ma in nome di un valore non negoziabile: la libertà di scegliere.
2. Il destino dei sogni nella California del XXI Secolo
La Los Angeles di “Pizza Girl” non è la city of lights di “La La Land” ma non è anche un gorgo di disperazione nevrotica. É una grande città dei nostri tempi, in cui molte persone fanno buon viso a cattivo gioco e si battono per realizzare le aspirazioni di chiunque: l’amore, la serenità, la pace. Il loro grande nemico è l’indifferenza, quella che la protagonista non è capace di provare, assumendo su di sé la grande empatia di un’autrice con uno sguardo intenso e una scrittura sempre all’altezza e, soprattutto, rispettosa dei propri personaggi.
3. Un congegno narrativo ad alto tasso di coinvolgimento
Jean Kyoung Frazer scrive non per piacersi, ma per piacere a chi legge. Diverte, commuove e ha il senso del cambio di ritmo e del colpo di scena. “Pizza Girl” è un romanzo che si divora e che spinge a rileggere all’infinito alcuni passaggi per la forza dei dettagli. La protagonista perseguitata dall’avere le stesse mani del padre, la sera passata a giocare a baseball con Adam, il figlio dell’agognata Jenny, lo straordinario finale sono scene che da sole varrebbero il libro. Ma incastonate nell’insieme sono diamanti incastonati nell’oro della scrittura.