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Il mondo ultras, quello del tifo estremo nel mondo del calcio, è tornato a far recentemente parlare di sé. Per l’inchiesta che ha coinvolto le curve di Inter e Milan per il loro legame con la malavita organizzata nella gestione di diverse attività illecite o per gli scontri avvenuti tra tifosi di Genoa e Sampdoria e tra questi e le forze dell’ordine prima del derby di Coppa Italia.
Anche per questo l’edizione italiana di “Fra gli ultras. Viaggio nel tifo estremo” del reporter britannico James Montague (66thand2nd, 2024, nella traduzione di Leonardo Taiuti) sta raccogliendo una grande attenzione, non solo tra gli appassionati o gli studiosi di un fenomeno molto più profondo, variegato e complesso di come viene ridotto dal dibattito politico o giornalistico.
James Montague ha viaggiato per anni nelle curve più sfrenate, feroci e pericolose del mondo e ha più volte messo a rischio la sua incolumità e la sua vita per restituire la dimensione reale di una sottocultura globale e capace di resistere e di rigenerarsi nonostante i molti tentativi di stroncarla e soffocarla, per trasformare il calcio in un prodotto di consumo per famiglie: senza violenza, certo, ma anche senza più alcun rapporto con la realtà sociale, rendendo lo stadio un luogo dove non sia possibile esprimere alcuna critica. Da tifosi a clienti.
“Fra gli Ultras”, la trama in breve
“Fra gli Ultras” racconta le curve di Uruguay, Argentina, Brasile, Serbia, Albania, Kosovo, Macedonia del Nord, Grecia, Ucraina, Indonesia, USA, Egitto, Marocco, Turchia, Svezia, Germania e, naturalmente, Italia: un’inchiesta e un lavoro di ricerca sul campo imponente che sfocia in un lavoro che unisce sociologia e antropologia e, soprattutto, geopolitica, senza mai scadere nell’intellettualismo. Un libro adrenalinico e sconvolgente, che dice verità scomode sugli intrecci tra la politica e il mondo ultras in tutto il mondo senza mai perdere di vista il motivo profondo per cui tutto questo avvenga nel calcio e non in un altro sport. Perché non c’è sport più legato al popolo e alle classi popolari del football, perché poche cose come il tifo creano legami comunitari e generazionali capaci di sopravvivere all’ipermodernità.
Il libro di Montague dimostra definitivamente che gli stadi sono un termometro importante dei tempi in cui si vive, analizzando in particolare tre aspetti che sono anche i migliori motivi per leggere “Fra gli ultras”.
1. Il mondo ACAB: quando il nemico è lo Stato
Montague descrive in modo molto accurata la parabola del mondo ultras in diverse parti del mondo: se per molto tempo ogni curva aveva come principali nemici altre curve, oggi il nemico comune sono i media e soprattutto la polizia (la sigla ACAB significa all cops are bastards). Perché la polizia è il braccio armato di uno Stato che reprime il tifo estremo, non sempre in modo giustificato, in nome di una “neutralizzazione” di uno spazio pubblico che spesso è l’unico in cui si può esprimere dissenso politico.
Descrivendo la Turchia, l’Egitto e il Brasile, vediamo come gli ultras siano stati decisivi nelle proteste della “Primavera Araba” e nell’opposizione ad atti autoritari di Erdogan o Bolsonaro. Non solo erano gli unici che erano in grado di reggere l’urto con la polizia negli scontri di piazza, ma erano tra i pochi ad aver mantenuto una dimensione di solidarietà collettiva. Perché le curve non sono tutte uguali, proprio come gli Stati.
2. La geopolitica dei tifosi in guerra
Spesso il ruolo svolto da ultras e hooligan – di cui in questo libro scoprirete le differenze – nelle guerre come quella dell’ex Jugoslavia è ampiamente rappresentato ma scarsamente analizzato. Montague ha scritto il suo libro in Serbia e le pagine dedicate a questo paese e all’Albania e al Kosovo sono un vero e proprio saggio storico, proprio come quelle dedicate all’Ucraina, alla Macedonia del Nord (e alla Grecia). Perché lo slittamento a destra di molti ultras è spesso associato al riemergere di impulsi nazionalisti e alla necessità degli Stati di arruolare forze paramilitari nelle “guerre sporche” o per governare il consenso in democrazie fragili e turbolente.
Scopriremo che il regime di Putin e i suoi oligarchi inquinano la politica dei loro vicini comprando squadre di calcio e che questi vicini si difendono nello stesso campo. Da questo deriva anche la “professionalizzazione della violenza” in diverse realtà e la commistione tra politica, curve e criminalità organizzata che Montague osserva in Argentina o nella Roma di “Diabolik”, il capo ultras della Lazio ucciso pochi mesi dopo un incontro con Montague.
3. Un’idea diversa del vivere insieme
Uno degli aspetti più interessanti del lavoro di Montague è la sua rappresentazione di modi diversi di vivere le curve, raccontando ultras che si rendono protagonisti di battaglie civili e sociali: contro il razzismo, contro le discriminazioni di genere e contro l’aggressione dell’ultra liberismo alle periferie delle città.
Succede negli USA (dove il football è l’unico sport dove esiste un fenomeno ultras) e in Germania, a volte aprendo contraddizioni nelle stesse gradinate (come a Dortmund), ma comunque dando un volto diverso a quello slogan spesso esibito nelle curve “No al calcio moderno”, che può portare al sovranismo ma anche a difendere un’idea progressista della società. Perchè se c’è una cosa che dimostra “Fra gli Ultras” è che in una società in tumulto, per capire la direzione del popolo, gli stadi di calcio sono uno dei luoghi dove si capisce meglio dove soffia il vento.