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“Milena Sutter? Certo, mi ricordo il caso, quello del biondino della spider rossa!”: così mi aveva risposto, qualche settimana fa, mio zio piemontese alla domanda se ricordasse il delitto della giovanissima Milena Sutter. Anche i miei genitori, che pure negli anni ’70 vivevano ancora a Torino, si ricordavano bene, dandomi la conferma che era stata una tragedia che aveva davvero sconvolto l’Italia e non solo Genova.
Confesso che di quel delitto sapevo poco: dalla mia avevo che dal 1971 alla mia nascita ci sarebbero voluti ancora 16 anni e poi i miei gusti letterari vanno solitamente in altre direzioni. Anche per questo il libro-inchiesta “Milena Sutter” di Graziano Cetara, capocronista de Il Secolo XIX e giornalista di nera e giudiziaria, mi ha davvero piacevolmente sorpresa perché mi ha tenuta incollata alle pagine. Sì, sono un po’ di parte: Il Secolo XIX è un giornale per cui ho scritto per molti anni e a cui sono profondamente affezionata. Conoscendo anche i suoi giornalisti ero sicura della qualità che avrei trovato in “Milena Sutter – Verità e misteri sul delitto del biondino della spider rossa” (Minerva, 2023) e per questo l’ho letto più che volentieri, scoprendo un bellissimo libro per almeno tre motivi che vi elencherò sotto.
La trama in breve
Veloce recap per chi non ricorda il caso: nel 1971 la tredicenne Milena Sutter, che abita a Genova con la sua famiglia, scompare nel nulla dopo essere uscita da scuola. Si pensa subito a un rapimento finalizzato a ottenere soldi da suo padre, il “re della cera per pavimenti”, ma dopo settimane in cui tutta l’Italia resta col fiato sospeso, viene ritrovato il corpo senza vita della ragazza, in mare, con segni di strangolamento.
Lorenzo Bozano, passato alla storia appunto come “il biondino della spider rossa”, viene accusato, assolto in primo grado e condannato all’ergastolo in appello, anche se lui ribadirà di essere innocente fino alla morte, nel 2021. In casa sua (e non solo) vengono ritrovati quelli che sembrano indizi inequivocabili, conditi dal suo nervosismo tangibile nei giorni del delitto, da alcuni discorsi a dir poco sospetti con amici e conoscenti e da un “curriculum” decisamente poco lusinghiero che contiene una lunga sfilza di malefatte per cui persino il padre, fin da quando il figlio era ragazzino, prima chiede aiuto, poi in pratica lo disconosce.
Insomma, tutto (a partire ovviamente dall’iter giudiziario) porta a pensare che l’assassino di Milena Sutter sia stato davvero lui, sullo sfondo di un’Italia che si trova improvvisamente impaurita e senza certezze. Ma è andata davvero così?
Ecco tre buoni motivi per leggere questo libro-inchiesta.
1. La storia di Milena
Come si intuisce in più riprese, il libro è un omaggio a Milena Sutter, vittima almeno due volte: la prima per ovvi motivi, la seconda perché l’attenzione dell’opinione pubblica venne quasi subito catalizzata dalla figura di Lorenzo Bozano, controversa e “dannata”, mettendo in ombra la giovane ragazza. E Bozano d’altronde, descritto come freddo, calcolatore e arrogante, non si sottrae a questa attenzione con buona pace del dolore della famiglia Sutter che aveva perso una figlia. Anche in questo contesto risulta particolarmente interessante l’analisi del processo in aula ma anche di quello “in piazza”, termometro del sentire comune.
2. Documenti e testimonianze inedite
L’autore riesce a ricostruire molti fatti e a tratteggiare il carattere dei protagonisti anche tramite documenti e testimonianze inediti: pagine del diario della giovane Milena Sutter per restituire al lettore un ritratto della ragazza che era, con le sue passioni, i suoi interessi, le amicizie e i primi batticuori. E poi l’intervista alla madre di Milena, Flora Van Glabbeek, e al fratello Aldo Sutter, che hanno parlato dopo cinquant’anni di silenzio, con altre foto concesse dalla famiglia e moltissime altre tratte dagli archivi della cronaca: dalla famosa spider rossa di Bozano al ritrovamento del corpo della giovane, dal processo alle prime pagine dei quotidiani.
3. Un libro-inchiesta appassionante come un thriller
Questo è un libro scritto per essere letto: beh, mi direte, è un po’ banale come osservazione ma vi assicuro che non va sempre così. Penso che tutti possiamo dire di aver preso in mano libri scritti più per l’autore stesso (per compiacersi mostrando il suo virtuosismo, la sua cultura o bravura) che per i lettori. Nel caso di “Milena Sutter” Graziano Cetara fa proprio quello che un giornalista dovrebbe fare: scrivere per gli altri, impegnandosi per restituire una storia alle persone mettendole nelle condizioni di capire. E anche per appassionarle, ovviamente: dunque l’inizio parte dalla fine, ovvero dalla morte di Bozano nel 2021 descritta come in un thriller, poi si torna indietro nel tempo e si va avanti con un ritmo incalzante, partendo dagli atti giudiziari ma ricostruendo le storie.
Con un obiettivo reso chiaro soprattutto alla fine: spingere il lettore a porsi domande, con punti di vista che cambiano con il tempo e con la società. E una verità che potrebbe andare oltre a quella giudiziaria, con Bozano che a quanto pare era pronto per chiedere la revisione del processo. Ma non fece in tempo. E forse anche per questo la vicenda assume i contorni di un cold case.