“Tremore” di Teju Cole: l’identità africana che non conosciamo

SUL LIBRO

Tunde, di origini nigeriane, insegna ad Harvard ed è un uomo affermato, eppure è a disagio perché percepisce che il benessere di cui partecipa è costruito sulla violenza contro la sua gente. Per questo usa la sua posizione e la sua voce per smascherare la storia bianca e fare i conti anche con le proprie maschere

Tempo di lettura: 2 minuti

“Tremore” di Teju Cole (Einaudi, 2024, nella bella traduzione di Giulia Guerzoni) è un libro spiazzante nel vero senso della parola perché, grazie a un accumulo di narrazioni di grande forza e una ricchezza di soluzioni stilistiche, il lettore viene ingaggiato da un testo che smonta ogni certezza e invita a riflettere sul nostro posto nella storia e nella comunità umana.

Complessa è la collocazione dell’autore, un cittadino statunitense cresciuto in Nigeria, e indefinibile è questo meraviglioso libro, a cui in realtà è impossibile dare un genere. Non è un romanzo, ma segue alcune vicende di protagonisti immaginari, in particolare del fotografo e insegnante ad Harvard di origini nigeriane Tunde e della sua moglie giapponese Sadako e di tante persone che entrano in contatto con loro. Non è un saggio, ma è costellato di illustrazioni di vicende storiche legate allo schiavismo e alla colonizzazione, di riflessioni sul ruolo dei musei nella costruzione dell’ideologia bianca e dell’appropriazione delle altre culture, sull’ideologia delle opere d’arte. Non è un memoir ma è un libro costruito sui ricordi dei protagonisti e su memorie collettive come quelle degli abitanti di Lagos. Un libro che passa senza soluzione di continuità dalla terza alla prima e alla seconda persona, dal punto di vista maschile a quello femminile.

La cosa straordinaria è che questo continuo muoversi sul bordo di faglie narrative, personali e storiche, scosse da continui tremori, è coinvolgente come una danza, come una festa in cui succedono molte cose e si ascoltano molte storie e in cui è facile trovare tre buoni motivi per essere scossi dalla sua lettura.

1. Una ricerca sul campo dell’identità 

Tunde è un uomo affermato, cosmopolita, che insegna nella più prestigiosa università del mondo. Eppure è a disagio perché percepisce che tutto il benessere di cui partecipa è costruito sulla violenza contro la sua gente. Sui genocidi dei nativi d’America e degli schiavi, sulla sopraffazione razziale e di genere. Per questo Tunde usa la sua posizione e la sua voce per smascherare la storia bianca e facendolo fa i conti anche con le proprie maschere, smontando la centralità dell’io.

Nel capitolo in cui Tunde si confronta con la vicenda di Samuel Little, il serial killer più prolifico della storia americana, un afroamericano che uccideva soprattutto donne afroamericane ai margini della società, Teju Cole riesce a dare forma narrativa all’antropologia della società in cui lui e noi viviamo, rinunciando alla cancel culture per guardare negli occhi il conflitto di cui tutti siamo parte.

2. Lagos: una metropoli in Africa profezia del futuro

Il protagonista fa un viaggio a Lagos, in Nigeria, il Paese dove è cresciuto. Un viaggio militante nella memoria, che si trasforma in una eccezionale proiezione del futuro. In quello che è, a mio avviso, il capitolo più bello di un libro bellissimo, prendono la parola tanti abitanti di Lagos, soprattutto donne e giovani, che raccontano frammenti della loro esistenza in una delle più grandi metropoli del mondo.

Un’Africa lontanissima dal nostro immaginario pittoresco e distorto, brulicante di postmodernità, di ambizioni, speranze, sconfitte. La vita di Lagos e di questi personaggi è il fulcro di “Tremore”, l’epicentro di una visione del mondo dove le radici e il futuro si mescolano nella magia del tempo che a ognuno di noi è concesso trascorrere in vita.

3. Una nuova frontiera della scrittura 

Teju Cole ha una scrittura che non viene dal nulla e che spesso ricorda Don Delillo e Paul Auster per la sua capacità di riprodurre la musica del caso e di trovare lo straordinario nella vita delle persone apparentemente più comuni. Nello stesso tempo Cole appartiene a quegli scrittori in bilico tra Occidente e non-Occidente come Suketu Mehta o Mohsin Amid capaci di mettere la periferia al centro, abbattendo il confine. Anche se racconta vicende storiche e individuali molto dolorose, la meraviglia di “Tremore” è di essere strabordante di vita e accogliente come lo sono le persone quando decidono di avvicinarsi e stare insieme, raccontandosi tutto.

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